Frankenphotography


CAMERA-BODIES: THE PUSSY PINHOLE BY VINS
luglio 24, 2014, 9:37 am
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Su http://www.frankenphotography.com una nuova intervista: il foro stenopeico e il corpo umano traformato in corpo macchina, la Pussy Pinhole di Vins!

http://www.frankenphotography.com/2014/07/corpi-macchina-la-pussy-pinhole-di-vins/

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BI-CAM: una Smena Siamese per doppie esposizioni
dicembre 4, 2012, 10:44 am
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Nuovo articolo su Frankenphotography: una macchina modificata con due lenti, una per lato, in grado di realizzare doppie esposizioni normali/redscale sulla medesima pellicola, e di controllarle grazie a un intelligente sistema di mascheratura interna.

https://i0.wp.com/www.frankenphotography.com/wp-content/uploads/2012/12/Smena-Siamese.jpghttps://i0.wp.com/www.frankenphotography.com/wp-content/uploads/2012/12/Senza-titolo-2.jpg



Nuove interviste su Frankenphotography.com
novembre 30, 2012, 11:42 am
Filed under: Frankenphotographers, Interviews

Nuove interviste pubblicate sul sito www.frankenphotography.com. Pinhole, collodio, scannercamera, solargrafia, lunargrafia, si parla di tutto ciò che si può ottenere con l’arte dell’autocostruzione:

Intervista a Gino Mazzanobile: http://www.frankenphotography.com/2012/11/di-fori-e-antiche-tecniche-gino-mazzanobile-fotografo-per-passione/

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Intervista a Brana Vojnovic: http://www.frankenphotography.com/2012/07/radically-upcycled-cameras-larte-dellautocostruzione-secondo-brana-vojnovic/

11 Trichromy  Scannercam 200

Intervista ad Eok.gnah: http://www.frankenphotography.com/2012/07/essere-un-camera-maker-nellera-digitale-ne-parliamo-con-eok-gnah/

Solargraphy by eokgnah

Ne approfitto per ricordare alle tante persone che mi seguono e che continuano a iscriversi a questo blog che i nuovi articoli saranno pubblicati sul sito www.frankenphotography.com, e non più qui. Potete seguire il nuovo sito frankenfotografico semplicemente inserendo la vostra mail.



New Site: www.frankenphotography.com
dicembre 19, 2010, 9:28 PM
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Da oggi ci trasferiamo sul nuovo sito www.frankenphotography.com!

Non più un semplice blog, ma un Magazine ricco di contenuti. Siamo anche in cerca di collaboratori, visitate il nuovo sito e scriveteci a info@frankenphotography.com.

This blog is no longer active. Please visit our new web site www.frankenphotography.com for new contents and articles. We’re also looking for collaborations, write to info@frankenphotography.com. Hope you enjoy!



Paper Cameras: le macchine di cartone di Kiel Johnson

L’artista Kiel Johnson, nativo del Missouri ma residente a Los Angeles, è un mago del cartone, in grado di riprodurre qualunque oggetto. Strumenti musicali, audiocassette, torchi per la stampa, foto e videocamere, nelle sue mani si trasformano in divertenti sculture di cartone, dettagliate, giganti o a grandezza naturale. Incredibili le sue macchine fotografiche, che riproducono modelli realmente esistenti, dalle TLR alle Polaroid. Molte rispettano la scala originale, e sembra che siano dotate di foro stenopeico. Altre sono sculture esagerate, non progettate per scattare fotografie. Tutte, comunque, sono pensate per stimolare i sensi dello spettatore, che “può interagire con esse nello stesso modo in cui farebbe con una vera macchina”. La sua opera rende omaggio alla straordinaria varietà di forme, e alla personalità, di questi oggetti tecnologici:

Il suo sito personale: http://www.hyperbolestudios.com/kieljohnson.com/HOME.html

Tutte le immagini © 2010 Kiel Johnson



Futurismo Passatista #3: Andry Tych

In altri post ho scritto dell’uso della Scannercamera come strumento di ricerca sul movimento e sul tempo in fotografia. È certamente un tema interessante, su cui si sono giustamente concentrati gli sforzi dei frankenfotografi, ben comprendendo come il trattamento del pro-filmico permesso dall’acquisizione lineare dello scanner consenta di indagare con mezzi visuali nuovi il nesso tra movimento, tempo, e rappresentazione.

Esiste, però, anche un altro utilizzo di questo dispositivo: come macchina di grande formato dotata di “dorso digitale”. Una macchina economica, ma in grado di realizzare immagini di dimensioni enormi. Molti prototipi sono stati costruiti con questo scopo, per riprese, diciamo, più tradizionali, e stavolta voglio presentare un fotografo che ha scelto questo modus operandi con ottimi risultati: Andry Tych.

Andry Tych con la sua Scannercamera

Come scrive lui stesso, la sua ricerca sulla Scannercamera è iniziata per necessità: voleva lavorare con il grande formato, ma non aveva grandi disponibilità economiche, né una particolare passione per la camera oscura tradizionale. Ciò che lo attraeva del grande formato, in particolare, era la possibilità di arricchire la tonalità delle proprie fotografie con morbidi toni di grigio, e di sperimentare inedite distorsioni geometriche. Tych si è quindi armato di pazienza, ha raccolto informazioni in rete sugli esperimenti precedenti, e in sei mesi ha costruito una Scannercamera soddisfacente, ottimizzata per il suo scopo: il ritratto di nudo. La sua esperienza e le sue impressioni sono riportate nel suo sito personale: http://camera.tych.ru/. Per ottenere le immagini riportate di seguito Tych ha elaborato un proprio stile di post processing, colorando le fotografie via software, per superare la difficoltà della Scannercamera a riprodurre i colori (è uno dei problemi della Scannercamera: acquisendo separatamente Red, Green e Blue, basta un piccolo disallineamento per eliminare la possibilità della ripresa a colori). Il risultato è stupefacente, le sue immagini sono delicate e pittoriche, e ricordano molto da vicino le fotografie colorate a mano di Jan Saudek. L’indirizzo della sua gallery, con belle immagini in b/n e a colori: http://www.tych.ru/pix.php5?c=10.

Qualche dettaglio tecnico sulla Scannercamera di Tych: la macchina è fatta di spessi fogli di cartone, le ottiche sono due Industar di 140 mm e 210 mm, entrambe f 4.5. Non c’è soffietto o altro sistema di estensione, ma ogni lente è montata su un box di cartone di lunghezza appropriata alla focale, da collegare al dorso. I filtri per gli infrarossi sono ricavati da vecchi proiettori per diapositive di fabbricazione sovietica. L’area di ripresa è quadrata, e misura 16×16 cm. Qualche immagine della Scannercamera:Altre immagini: http://camera.tych.ru/ e http://www.tych.ru/view.php5?id=630.

Infine, la Scannercamera in azione, secondo la ricetta di Tych: una combinazione di posa, luci appropriate, equipaggiamento unico e, naturalmente, tette!

Tutte le immagini © 2010 Andry Tych.



Futurismo passatista #2: large format Scannercamera

Tempo addietro ho accennato alle Scannercamera, fotocamere ibride che utilizzano uno scanner piano come dorso d’acquisizione. In rete si trovano sempre più resoconti su simili esperimenti, e i risultati sono ottimi. Vediamo allora di dare qualche indicazione più dettagliata sulla costruzione di queste stupefacenti fotocamere, che arricchiscono il campo della Scanografia (Scanography o Scannography), discendente diretta della Xerox Art (link utili: http://en.wikipedia.org/wiki/Scanography http://www.scanner-magic.com/ http://scannography.org/ http://www.photo-vinc.com/articles/Flatbedscanner/Flatbedscanner.html http://blog.scannography.info/ ).

Ci sono diversi modi per costruire una Scannercamera, e svariate motivazioni. In questo articolo mi occuperò dei modelli più professionali, ma è possibile usare soltanto fogli di cartone, foamboard, e altri materiali economici. Le motivazioni principali sono essenzialmente due:

  1. fare esperimenti con il movimento dei soggetti (e il tempo fotografico) grazie all’acquisizione lineare dello scanner;
  2. la possibilità di utilizzare una macchina digitale di grande formato senza spendere decine di migliaia di euro, ottenendo immagini di dimensioni enormi, seppur non paragonabili per qualità.

ATTENZIONE: non mi assumo alcuna responsabilità per eventuali danni a persone e cose che si verifichino nel seguire questa guida. Lo scanner, in particolare, è una periferica molto fragile, ed è facile romperlo operando le modifiche suggerite. Se provate, è a vostro rischio e pericolo.

L’ottica:

Escluderei l’utilizzo del foro stenopeico per questo progetto; non si sfrutterebbe tutta la superficie dello scanner, oppure si dovrebbe usare un foro molto ampio, con conseguente perdita di definizione dell’immagine. Trovate una discussione sull’argomento qui http://www.f295.org/Pinholeforum/forum/Blah.pl?b-cm/m-1129723445/. Qualcuno c’è riuscito, ma le immagini sembrano coprire solo una piccola parte della superficie disponibile: http://exhaustpipeboy.blogspot.com/search/label/Scanner%20Camera. Un altro progetto con il foro stenopeico è questo, ma non sono state pubblicate le immagini ottenute: http://www.instructables.com/id/Digital-Pinhole-Camera-on-the-cheap-Hack/. Se proprio non si vuole acquistare un obiettivo è meglio usare una lente d’ingrandimento montata su un largo foro, come in questo modello: http://cdn.makezine.com/make/scannercamera.pdf. I risultati migliori si ottengono però con buone lenti per il grande formato. Sarebbe un peccato sfruttare solo una piccola parte della vasta superficie d’acquisizione disponibile: meglio costruire una macchina di dimensioni opportune dotata di un’ottica per il grande formato, capace di coprire l’intera superficie, o quasi. Il non plus ultra sono le lenti per il formato 8×10, anche da ingranditore. Non scenderei sotto il formato 4×5, che comunque viene spesso utilizzato.

Il corpo macchina:

Per una soluzione professionale bisogna usare il corpo di una macchina di grande formato, o costruirne uno. Anche una scatola di cartone funziona, ma è meglio progettare un meccanismo a soffietto o comunque a scorrimento, in modo da poter spostare il fuoco. Se si vuole fare un tentativo non dispendioso, o una prova preliminare, si possono realizzare due scatole di cartone a incastro per gestire il fuoco, come suggerisce il guru della scannerfotografia Mike Golembewski nel suo accurato tutorial: http://cdn.makezine.com/make/scannercamera.pdf (un altro modello in cartone: http://estrip.org/articles/read/shawnr/34172). Per gli appassionati del fai-da-te esiste un’ottima guida in italiano di Gavino Tavera, che illustra dettagliatamente la costruzione di una macchina di grande formato in legno e alluminio, soffietto compreso, con una spesa di 50-55 euro: http://web.tiscali.it/casualmenteacaso/GT45.pdf. Una terza possibilità è ovviamente quella di recuperare un corpo macchina di grande formato e adattarlo allo scopo (ma anche le vecchie ed economiche Box Cameras si possono usare come corpi macchina, più piccoli ma completi di lente e di una limitata possibilità di messa a fuoco: http://golembewski.awardspace.com/cameras/earlier/index.html) . Un po’ di esempi:

La macchina costruita da Gavino Tavera.

Una Scannercamera di Mike Golembewski, che utilizza il corpo di una Horseman 450L monorail 4×5. http://golembewski.awardspace.com/cameras/current/index.html.

Un’altra creatura di Golembewski, che utilizza la struttura a soffietto di una vecchia lanterna magica. http://golembewski.awardspace.com/cameras/earlier/index.html. Scannercamera realizzata da Erich Schafermeyer con una Burke & James 4×5 field camera. Il suo progetto, ispirato al lavoro di Golembewski, è illustrato qui: http://mosesblah.wordpress.com/2010/03/03/the-scanner-camera/. Esempi di immagini nella sua gallery su Flickr: http://www.flickr.com/photos/29001921@N07/sets/72157623545445524/with/4403531758/. John Van Horn nel suo ultimo progetto ha usato come base una macchina di formato 8×10, l’unica in grado di coprire quasi l’intera area dello scanner. Qui la presentazione del modello: http://www.johnvanhornphoto.com/lgformatdigitalphotography/camera2007/Camera2007.html. Qui una gallery: http://www.johnvanhornphoto.com/lgformatdigitalphotography/Gallery1.html.

Il controllo della messa a fuoco: a costo di sembrare ridondante, voglio sottolineare nuovamente l’importanza di dotare la Scannercamera di un meccanismo a scorrimento di qualunque tipo, essenziale per procedere nella sperimentazione. In questo modo sarà possibile utilizzare ottiche diverse, adattando di volta in volta la macchina alla lunghezza focale della lente e controllandone la messa a fuoco. I modelli illustrati fin qui sono tutti dotati di un meccanismo a scorrimento e di un soffietto, ma si può ottenere lo stesso risultato con il sistema delle scatole a incastro, appositamente realizzate o costruite sul corpo di una Box Camera.

Il controllo dell’anteprima: altrettanto utile la possibilità di avere un’anteprima dell’immagine prima della scansione. Basta inserire tra il dorso (lo scanner) e il corpo un vetro smerigliato o un foglio di carta cerata. Le macchine di grande formato hanno tutte il vetro smerigliato, perciò sono più facilmente adattabili (bisogna soltanto trovare il modo di attaccare il dorso al corpo, lasciando contemporaneamente l’attacco per il vetro smerigliato con cui pre-visualizzare l’immagine). L’italiano Dario Morelli (Project ESE) ha realizzato un prototipo di view finder composto da un foro sul retro dello scanner e della carta cerata sullo stesso piano del CCD: http://www.flickr.com/photos/projectese/4265179087/in/set-72157623187612134/ http://www.flickr.com/photos/projectese/4265927330/in/set-72157623187612134/ (qui un altro modello, sempre di Dario Morelli, con un vetro di messa a fuoco molto più grande: http://www.flickr.com/photos/projectese/4290493732/in/set-72157623187612134/). Con questi meccanismi si risparmia un sacco di tempo, che altrimenti andrebbe perso in lunghe e fallaci scansioni (soprattutto se lo scanner esegue la calibrazione prima di ogni scansione).

Lo scanner:

Esistono due tipologie di scanner piani che si possono utilizzare come dorso. La maggior parte dei modelli adotta scanner con sensore CIS. Vantaggi: sono semplici da modificare e inglobare in una struttura ad hoc; sono leggeri e trasportabili, e vengono alimentati dal computer tramite una connessione USB. Ciò significa che una macchina basata su questi scanner è facilmente trasportabile per riprese in esterno, e non pone nessun problema di alimentazione. Svantaggi: il sensore ha una profondità di acquisizione più limitata degli scanner dotati di sensore CCD. Gli scanner con CCD però sono più complessi, utilizzano specchi e una lente sul sensore, il che complica la modifica dell’hardware. Inoltre hanno bisogno di una rete per l’alimentazione, quindi non sono trasportabili a meno che non si adatti anche un apposito generatore di corrente. Senza la lente e gli specchi il sensore CCD  riesce a coprire l’intera larghezza ma non può coprire più di pochi centimetri in altezza (la sua altezza reale), quindi l’immagine risultante è distorta e deve essere ridimensionata via software. Tutti gli esempi trattati in questo post riguardano dorsi costruiti con scanner CIS, ma se qualcuno volesse tentare l’altra strada potrà trovare utili consigli qui: http://www.sentex.net/~mwandel/tech/scanner.html, qui: http://www.flickr.com/photos/projectese/4265924858/in/set-72157623187612134/, e nella gallery del fotografo Antonio Giordano, che ha realizzato due modelli: http://www.flickr.com/photos/48722654@N06/.

 

Una Scannercamera CCD realizzata da Antonio Giordano.

 

 

Una Scannercamera CCD realizzata da Dario Morelli.

 

Modifiche dello scanner (Avvertenza: ogni modello può presentare delle differenze, individuate le singole parti nel vostro e agite di conseguenza):

Rimuovete il coperchio dello scanner e il vetro, per accedere alle parti interne dello scanner. Se non trovate il modo di staccare il vetro tagliate le due barre di plastica laterali e tiratelo via.

Rimuovete la fonte luminosa: individuate la barra scorrevole luminosa che si sposta quando si effettua la scansione, staccatela delicatamente e mettetela da parte. È la barra di plastica che distribuisce la luce durante la scansione. Individuate la sorgente luminosa posta in un lato della barra e copritela accuratamente con nastro isolante nero o vernice (se non volete eliminarla del tutto a colpi di tenaglia). Una volta eliminata la fonte luminosa lo scanner non funzionerà più con il software originale, nella sezione “software” più avanti sono riportate alcune soluzioni.

Rimuovete il listello che contiene le lenti pinhole, situato sopra il sensore CIS, facendo attenzione a non danneggiare il sensore e le parti elettroniche.

Rimuovete le parti antistanti il sensore, che impediscono alla luce di raggiungerlo completamente, o staccate e spostate il sensore con molta cautela. Bisogna incrementare il più possibile l’angolazione secondo la quale la luce raggiunge il sensore. Il sensore CIS infatti è posto in una sorta di avvallamento, che permette alla luce di raggiungerlo da un’angolazione limitata. L’immagine che ne risulta è molto piccola, “a buco di serratura”. Per evitare ciò si può staccare il sensore e incollarlo sulla testa dello scanner, facendo attenzione a mantenerlo in parallelo rispetto alla testa. Il sensore però sarà più esposto alla polvere. Con maggior tempo e costanza si può invece livellare e limare le parti che oscurano il sensore, dopo averlo staccato. Pulite bene il tutto e rimettete il sensore al suo posto. Questa è la soluzione consigliata da Golembewski.

Ricoprite le parti metalliche dello scanner con del nastro isolante nero o con della vernice. Bisogna evitare che le parti interne dello scanner riflettano la luce che entra dalla lente, per ottenere delle buone immagini.

Risorse dettagliate sulle modifiche da apportare:

http://golembewski.awardspace.com/cameras/scanner/index.html

http://mosesblah.wordpress.com/2010/03/03/the-scanner-camera/ http://www.johnvanhornphoto.com/lgformatdigitalphotography/thescannerphotographyproject.html

http://www.johnvanhornphoto.com/lgformatdigitalphotography/Notes.html

L’attacco:

L’attacco tra corpo macchina e dorso dipende dal modello che volete costruire. Create un pannello oscurato rettangolare che copra le parti dello scanner lasciate scoperte dal corpo macchina, in modo da evitare infiltrazioni luminose. Intagliate ovviamente la parte centrale, in corrispondenza del corpo macchina. Sbizzarritevi a trovare un modo per tenere uniti il dorso e il corpo, tenete conto del peso, e montate il tutto su un buon treppiede. Nelle foto sottostante uno dei progetti di Dario Morelli, puro “made in Italy”, che comprende una struttura adattabile a diversi formati realizzata con componenti da ferramenta:

Una scelta intelligente sarebbe quella di dotare il dorso di un meccanismo rotante, ben agganciato, in modo da realizzare riprese verticali e orizzontali. Un attacco simile l’ha realizzato Antonio Morelli per il suo banco ottico. Molto bella anche la creatura con dorso rotante realizzata, mi sembra di capire, da Juri Pozzi e altri collaboratori. Guardate qui: http://www.flickr.com/photos/pzz/2536495450/in/set-72157603933549581/.

Il software: una volta modificato, lo scanner non sarà più riconosciuto dal computer. Inutile cercare di utilizzare il software proprietario, che riconoscerà come errori le modifiche apportate. Una comoda soluzione è l’installazione dell’applicazione VueScan della Hamrick, in grado di far funzionare uno scanner con la lampada interna rimossa o oscurata. Meglio ancora le applicazioni open source SANE (Scanner Access Now Easy, http://www.sane-project.org/) , che però sono più complesse e destinate a chi possiede una discreta conoscenza in fatto di di programmazione. I consigli di Golembewski: http://golembewski.awardspace.com/cameras/software/index.html.

Il fitro IR/UV: poiché i sensori sono sensibili all’infrarosso, non è possibile vedere i colori reali senza usare un filtro IR/UV.

Problemi dell’immagine: gli scanner operano una sorta di separazione dei colori Red, Green, e Blue. Modificandoli è probabile che vi troviate di fronte a un disallineamento, con il risultato di avere immagini in b/n. Un altro problema sono le righe di scansione che inframezzano le immagini, da eliminare via software. Di questi problemi mi occuperò in un altro post, dopo una ricerca più approfondita.



Paleophotography #2: Cameratruck

C’era una volta il Mammoutismo. Prima che il “progresso” tecno-scientifico ne distruggesse il virus a colpi di miniaturizzazione e terapie d’ingrandimento, individui resi folli dalla malattia erano convinti che le proprie macchine fotografiche dovessero essere tanto più grandi quanto più lo erano i soggetti da riprendere. O forse, come ha scritto Ando Gilardi, “parve, e pare, a certi artisti dell’obiettivo che la loro abilità si potesse valutare dalle misure della macchina usata” (Ando Gilardi, Storia sociale della fotografia, Bruno Mondadori, 2000, p. 151). Il più imponente di questi mostri dell’immagine fu certamente il Mammouth di J. A. Anderson, costruttore di macchine fotografiche di Chicago, il quale, per conto della compagnia ferroviaria Chicago & Alton Railway, costruì nel 1900 la macchina fotografica da viaggio più grande del mondo. La compagnia voleva una fotografia del treno speciale Alton Limited, una fotografia enorme e unica, non un foto-collage: avevano costruito un treno perfetto, e ne che chiedevano una foto perfetta. Il Mammouth pesava sette quintali, era montata su un vagone ferroviario, impressionava una lastra di due quintali e mezzo che richiedeva quaranta litri di soluzione per essere sviluppata. La Zeiss costruì appositamente due obiettivi: un normale di tre metri di focale, un grandangolo di un metro e sessantacinque centimetri. Alle riprese erano addetti quindici fotografi, sotto la direzione di George R. Lawrence (un paio di link per chi volesse approfondire: documenti originali sulla Mammouth Camera di Anderson, e un ottimo articolo sul fotografo George  R. Lawrence e le sue imprese “finora impossibili”).

Per fortuna qualche baccello deve essere sopravvissuto, salvando i mammouth dall’estinzione. Quanche anno fa, infatti, il fotografo americano Shaun Irving e l’Art Director inglese Richard Browse hanno creato quella che attualmente è considerata la macchina fotografica mobile più grande del mondo. Progettata in America e costruita in Spagna, la Cameratruck è una box camera realizzata all’interno di un furgone per le consegne. Misura 5x2x2 metri e i negativi che ne risultano sono giganteschi. “E’ la macchina fotografica perfetta per ritrarre un soggetto così vasto come la Natura”, sostiene il team del progetto. “Per comprendere davvero la Natura e i suoi innumerevoli volti, è necessario avere una macchina fotografica il più possibile simile ad essa. Una macchina enorme e in costante movimento. Questa è la Cameratruck”, un mezzo perennemente in viaggio per trovare la Natura e riportarla in immagini, in grado allo stesso tempo di indagarne il rapporto complesso con l’umanità.

La Cameratruck, con il foro stenopeico visibile sul lato sinistro.

La Cameratruck funge contemporaneamente da mezzo di trasporto, alloggio, camera oscura, e da fotocamera gigante. Nonostante possa apparire come una meraviglia tecnologica, la fotocamera è la più semplice possibile: un box a tenuta di luce con un foro, cioè una macchina stenopeica. A differenza della semplice fotocamera stenopeica, però, la messa a fuoco è regolata da una grande lente militare (una proviene da un periscopio sottomarino), e il fotografo, per prendere la foto, deve stare all’interno della macchina. Quest’ultima caratteristica rende la Cameratruck un valido strumento educativo, come sostiene lo stesso Shaun: “La fotografia è molto più facile da comprendere quando si sta in piedi all’interno di una macchina fotografica e si osserva il fenomeno verificarsi tutto intorno a sé”.

Una delle lenti utilizzate per la messa a fuoco.

Shaun con un negativo.

Il formato dei negativi, circa 2,5 metri di larghezza per 1 metro di altezza, rende impossibile una normale procedura di sviluppo. Shaun è costretto a lavorare con secchi colmi di prodotti chimici, spugne, e una pompa da giardino. Sulle immagini si vedono le parti in cui è mancato lo sviluppo, impronte e bolle lasciate dalla spugna. Nonostante il processo sia molto lungo – circa mezz’ora per predisporre l’esposizione finale, un elemento di serendipità è sempre rintracciabile nelle stampe.

La storia del progetto, la costruzione della fotocamera, e le quattro settimane del primo tour in Spagna del 2006 sono raccontati in un documentario di Andrés Duque Bernal intitolato Landscapes in a Truck: http://www.documentamadrid.com/documentamadrid07/en/seccion.php?cod_seccion=1&cod_pelicula=46&pageNum_rs_peliculas=0&totalRows_rs_peliculas=12

I siti del progetto: http://www.cameratruck.net/Site/Landing.html e http://www.cameratruck.es/

Tutte le immagini © 2010 Shaun Irving